Macchina a vapore
Questo modello ha una caldaia in rame che poggia su una stufetta a carbone, il vapore passa tramite un tubicino che permette movimento aspiratorio-elevatorio e aspiratorio-premente a un cilindro verticale e al sistema di trombe . Sulla caldaia sono presenti valvole di controllo della pressione con fischietto per richiamare l’attenzione dello sperimentatore. Sul corpo del cilindro è inserito un regolatore di Watt, il cui funzionamento si basa sugli effetti della forza centrifuga sulle due masse sferiche poste alle sue estremità. Se la velocità della macchina aumenta esse si allontanano e, per mezzo di leve, fanno chiudere un po' la valvola a farfalla. La quantità di vapore che giunge nel cilindro diminuisce e la macchina rallenta. Nelle macchine a vapore si produce lavoro meccanico utilizzando l’espansione del vapore prodotto dal riscaldamento dell’acqua contenuta nella caldaia. Questo imprime un movimento alternato ad un sistema stantuffo-cilindro che viene trasformato in movimento circolare attraverso un sistema biella-manovella.
Approfondimento
Questo strumento è presente nell’allegato alla Relazione del preside E. Pucci annesso all’ Esposizione di Parigi del 1900. Il modello è realizzato con estrema cura dei particolari, finanche è simulato un muretto di appoggio del cilindro con mattoncini dipinti a “tromp l’oeil”.
James Watt è stato un ingegnere e inventore scozzese. Watt fu di grande aiuto nello sviluppo della macchina a vapore, trasformandola in una sorgente di potenza economica sfruttabile. Egli capì che la macchina di Newcomen sprecava quasi tre quarti dell'energia del vapore nel riscaldamento del pistone e della camera, e sviluppò di conseguenza una camera di condensazione separata, che ne aumentò considerevolmente l'efficienza. Ulteriori raffinamenti resero la macchina a vapore il lavoro della sua vita.
Il Watt, l'unità di misura della potenza del Sistema internazionale di unità di misura prende da lui il nome, così come, in parte, la Heriot-Watt University di Edimburgo.