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Pappagalli
I pappagalli appartengono all'ordine degli Psittaciformi, costituito da quattro famiglie (Cacatuidae, Psittacidae, Psittaculidae, Strigopidae) e da più di 350 specie; essi sono diffusi soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali, con picchi di biodiversità raggiunti in America Meridionale ed Australia. Le caratteristiche comuni a tutti i pappagalli sono: i colori sgargianti; il becco robusto e fortemente adunco detto ranfoteca, con i due rami, superiore ed inferiore entrambi mobili che si ripiegano l’uno verso l’altro; le zampe corte e forti con zigodattilia e robusti artigli atti ad arrampicarsi ed afferrare, che vengono utilizzate dall'animale assieme alla robusta lingua per afferrare e manipolare il cibo. Il pappagallino ondulato o cocorita (Melopsittacus undulatus) è un piccolo pappagallo australiano della grandezza di un passero, con la coda lunga quanto il corpo, sottile e acuta. Ha taglia di 15 – 20 cm, anche se in taluni casi, nella razza comunemente detta "inglese” arriva anche a 22–24 cm. È verde nelle parti inferiori, ha maschera gialla con macchie azzurre intorno al becco; parti superiori variegate di ondulazioni giallo-verdi pallide e nero-brune. Vive e nidifica in gruppi numerosi, cibandosi di semi ed erbe. Sono state selezionate dall’uomo numerose specie allevate, di differenti colori. Secondo una ricerca apparsa sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” questo animale sarebbe in grado di rilevare, all'interno di un linguaggio, la struttura generale della successione di suoni (accenti, ripetizioni ecc.), e questo consente di utilizzarla per classificare correttamente le sillabe presenti in nuove frasi. Il nome Melopsittacus deriva dal greco e significa "pappagallo melodioso".
Il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) ha quale colore predominante il verde, con un collare nero inferiormente e rosa superiormente; è diffuso nell’Africa centrale e orientale; di recente introduzione in Italia, sono presenti alcune popolazioni stabili, anche nelle città di Napoli.
Colibrì
I colibrì fanno parte della famiglia dei trochilidi e sono considerati gli uccelli più piccoli al mondo. l’uccello ha un peso tra 2,5 e 6,5 g e una lunghezza tra 6 e 12 cm. Essi Hanno l'abilità di rimanere quasi immobili a mezz'aria, capacità garantita dal rapidissimo battito alare, e che consente loro di cibarsi del nettare dei fiori. In caso di scarsità di cibo o durante il sonno, sono in grado di cadere in uno stato di torpore che consente loro di risparmiare energia, rallentando drasticamente il loro rapidissimo metabolismo. ll piumaggio ha colori brillanti che vanno dal bruno al verde, dal rosso al nero. La brillantezza dei colori è dovuta a delle lamelle cornee trasparenti presenti nelle piume, che funzionano da prismi ottici. Il raggio di luce viene così scomposto nei suoi colori originari dando una colorazione cangiante in base all'angolo di osservazione. La distribuzione dei colibrì è limitata al Nord e Sud America: dall'Alaska a nord, alla Terra del Fuoco a sud, comprendendo l'arcipelago caraibico. Le civiltà meso- americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia e la rappresentazione in terra del dio Sole. Gli Aztechi adoravano il dio “colibrì azzurro “ e ad esso innalzarono un tempio.
Phylum priferi e cnidari
I Poriferi, comunemente chiamati “spugne”, sono invertebrati filtratori: per vivere assorbono dall’acqua i nutrienti tramite un complesso sistema di filtraggio. La loro struttura è relativamente semplice: sono composti da un sacco, lo spongocele, avente un’apertura detta osculo. Lo spongocele è delimitato da uno strato cellulare esterno, costituito da pinacociti, ed uno interno, detto coanoderma, formato da coanociti dotati di flagello. I due strati sono separati da un mesoilo, una massa gelatinosa in cui vi sono gli amebociti (cellule mobili). ll mesoilo è attraversato da pori: l’acqua viene assorbita dai pori ed espulsa dall’osculo, mentre i nutrienti sono trattenuti dai coanociti e trasportati dagli amebociti.
Il citoscheletro di questi organismi è costituito da piccole strutture di sostegno dette spicole. In base alla composizione delle spicole i poriferi si classificano in demospongiae, con spicole silicee spesso cementate da spongina; hyalospongiae, con spicole silicee; calcispongiae con spicole calcaree e sclerospongiae in cui le spicole silicee sono immerse in una matrice di carbonato di calcio. I poriferi sono organismi sessili, vivono ancorati sul fondo, ed hanno un’ampia distribuzione geografica; nel Mediterraneo sono note più di 600 specie.
Inoltre la struttura generale dei poriferi può essere di diversi tipi:
La struttura ascon è la più semplice, costituita dallo spongocele delimitato dagli strati cellulari. E’ presente in alcune calcispongiae.
La struttura sycon è più complessa rispetto alla precedente; il coanoderma, più ampio, si ripiega formando canali che aumentano la superficie di assorbimento dei nutrienti. Essa si trova nella maggior parte delle calcispongiae.
La struttura leucon è la forma più evoluta. Lo spongocele è molto limitato e il coanoderma è suddiviso in numerose camere flagellate che aumentano la capacità di assorbimento dell’organismo. E’ tipica di tutte le demospongiae e hyalospongiae.
Il Phylum Cnidaria (dal greco κνίδη “ortica”) comprende animali marini, pluricellulari e a simmetria raggiata; vi appartiene un grandissimo numero di specie, tra meduse, polipi e anemoni di mare, delle quali alcune sono comunemente note. Gli Cnidari erano in passato, fino alla metà del 1800, classificati dai naturalisti nel grande gruppo degli Zoofiti, organismi intermedi tra piante e animali. Il corpo ha una struttura relativamente semplice: un’unica apertura, funzionante sia da bocca che da ano, conduce ad una cavità gastrovascolare o celenteron, con funzione digestiva e vascolare. Il celenteron è delimitato da una parete costituita da due strati di cellule, entoderma ed ectoderma, separati da uno strato gelatinoso, la mesoglea, che può avere vario spessore. La parete spesso presenta all'esterno alcune estroflessioni, come i tentacoli, che circondano l’apertura del celenteron. Gli Cnidari, derivano il loro nome dalla presenza di cellule, definite cnidoblasti, presenti soprattutto nell’epitelio dei tentacoli, che contengono al loro interno un filamento sottile e flessibile immerso in un liquido urticante. Nel momento in cui lo cnidoblasto viene stimolato, il filamento si estroflette bruscamente e determina la fuoriuscita del liquido urticante. Questo meccanismo viene utilizzato dagli Cnidari sia come difesa contro gli altri animali, sia come mezzo per catturare la preda. Esistono anche Cnidari non urticanti che si avvolgono attorno alle prede secernendo sostanze appiccicose. Gli Cnidari si presentano con due forme: polipoide e medusoide. La forma polipoide è propria degli individui sessili mentre la forma medusoide è propria di individui natanti.
Nel ciclo vitale degli cnidari sono presenti entrambe le forme, la medusoide e la polipoide; in alcune specie è dominante l’una in altre l’altra.
Il phylum degli cnidari comprende tre classi principali. La classe degli Antozoi è costituita esclusivamente da polipi, solitari o coloniali; la fase medusoide è assente; la cavità gastrovascolare è divisa da setti, detti mesenteri, che possono essere in numero di otto negli Ottocoralli, che comprendono il corallo rosso, le gorgonie e le pennatule, oppure in numero multiplo di sei negli Esacoralli, che comprendono attinie, anemoni di mare e madrepore.
La classe degli idrozoi è costituita da polipi e meduse di piccole dimensioni; appartiene a questa classe l’ordine dei Sifonofori, caratterizzato da colonie galleggianti di polipi, detti zooidi, così integrati da fare assomigliare la colonia a un unico organismo; sono un esempio di tali colonie, velella velella, nota come barchetta di san pietro, e physalia physalis, detta caravella portoghese.
La classe degli scifozoi è costituita da forme solitarie, con polipi di dimensioni ridotte e meduse di grandi dimensioni; appartengono a questa classe le grandi meduse che popolano i mari.